Disperato Erotico Stomp

Grazie ancora per queste parole, Lucio:

[…] Quindi normalmente sono uscito dopo una settimana,
non era tanto freddo e normalmente ho incontrato una puttana.
A parte i capelli, il vestito, la pelliccia e lo stivale
aveva dei problemi anche seri e non ragionava male
non so se hai presente una puttana
ottimista e di sinistra
non abbiamo fatto niente ma son rimasto solo,
solo come un deficiente.
Girando ancora un poco ho incontrato
uno che si era perduto,
gli ho detto che nel centro di Bologna
non si perde neanche un bambino
mi guarda con la faccia un po’ stravolta
e mi dice: “Sono di Berlino”.
A Berlino, ci son stato con Bonetti,
era un po’ triste e molto grande,
però mi sono rotto,
torno a casa e mi rimetterò in mutande.
Prima di salir le scale mi son fermato
a guardare una stella, sono molto preoccupato,
il silenzio mi ingrossava la cappella.
Ho fatto le mie scale tre alla volta,
mi son steso sul divano
ho chiuso un poco gli occhi
e con dolcezza è partita la mia mano.

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Non c’è alcun dubbio, lo sento

Magari sono l’unico a non aver mai saputo una cosa del genere, ma leggere, dopo così tanti anni, una certa notizia porta con sè un po’ di sorpresa: tutti ricorderanno nel film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio il nome del supercomputer, protagonista del celeberrimo ammutinamento nell’astronave. Si chiamava HAL 9000. Ebbene, sembrerebbe che venne battezzato così, leggo, in maniera allusiva per far un chiaro riferimento all’IBM, la multinazionale statunitense dell’informatica. Per quale motivo, dite? Ma perché HAL non sono altro che le tre lettere dell’alfabeto che precedono, rispettivamente, quelle che compongono la sigla IBM. Semplice, semplice. Sarà vera questa notizia oppure possiamo catalogarla nelle più classiche delle boutade?

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33° Maratonwarszawski

Difficilmente una giornata come quella vissuta ieri sarà dimenticata. Per svariati motivi. Mi trovo a Varsavia e per la mia prima volta, all’estero, ho corso una maratona. Era difficile da prevedere anche un inizio di giornata così: temperatura alla partenza piu’ che ideale, con i suoi 10-12 °C, cielo terso, vento (come dicono gli addetti ai lavori) nullo. Stavolta, in gara, mi prefiggevo altri obiettivi: accompagnare due persone al traguardo. La prima: la cognatina nipponica. Epperò, due giorni prima della partenza – a causa del primo malanno di stagione -, si sdraiava con febbre, affaticamento e senso di spossatezza per cui rinunciava definitivamente alla gara, con mio sommo dispiacere: l’obiettivo di farla scendere sotto le 4 ore di gara, grazie al mio sostegno e alla mia vicinanza durante tutti e i 42,195 km, è stato rinviato alla prossima utile occasione. Peccato.

Il secondo obiettivo: il fratello minore. Al debutto sulla distanza, non me lo aspettavo, si è difeso molto bene col suo ritmo mantenuto costante con attenzione e perseveranza, ma la mannaia, il muro fisiologico del 30esimo km, lo costringeva a rallentare pesantemente; al che, dopo altri 5 km di vicinanza, mi staccavo da lui (fino a quell’istante, ai 35 km, siamo andati di pari passo). Con un discreto colpo di coda, il debuttante di famiglia chiudeva la sua prima prova sulla maratona con un non disprezzabile tempo: 3:52:26.

Quanto a me, ho provato ad avvicinarmi, se non alle 3:30 (al momento obiettivo impossibile), quantomeno alle 3:40, ma la stanchezza e i non troppi lunghi nelle gambe svolti in allenamento non hanno dato scampo: con un’immane fatica arrivavo al traguardo, riuscendo a chiudere, a stento, col nuovo personale sulla distanza di Filippide, con un tempo di 3:43:02. Da salvare, oltre al new personal best, il finale in leggerissima progressione che mi lascia ben sperare per il prosieguo dell’avvicinamento alla gara della vita: quella NYCM 2011, per il prossimo 6 Novembre, da chiudere almeno sotto le 3:40. Ci proveremo gettando anima e corpo oltre il traguardo.

Intanto a poco piu’ di 500 km da qui, a BERLINO, l’immenso Patrick MAKAU demoliva il primato del mondo sulla maratona in una prestazione da sogno: 2:03:38.

Provate a seguire (minuto 2:00) il cambio di ritmo: una vera e propria frustata inflitta ad un già sofferente (ed ex, ormai) primatista del mondo Haile GEBRSELASSIE.
Uno scatto da manuale (e da vero killer). Immagini sublimi per chi ama, come noi, star lì a soffrire nel correre così tanto e a lungo.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=qDqnjs46gwc&NR=1[/youtube]

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Grazie di tutto, Stefano

E’ brutto finire la carriera con un ritiro. Tuttavia, non sarebbe stato utile continuare: non ne aveva più e bene ha fatto a smettere di gareggiare. Finisce tutto lì, nella splendida Barcellona.
La delusione è tanta, il senso di smarrimento che in questi momenti si prova non è poco. Ma le emozioni infinite e le lacrime di gioia che ci hai regalato non si cancellano.
Grazie di cuore, campione.

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Qui è tutto un sudafrika

Dando per assunto che qua si tifa comunque per i colori azzurri, nonostante le scelte del ct, le dichiarazioni fuori luogo dei ministri e tutto il carrozzone che si porta dietro la compagine italiota (erano anni che desideravo scriverlo), io dico la mia per come va a finire: vince la Spagna, esattamente come due anni fa. Amen.

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La penna rossa sul pedone bianco

Stavo sfogliando un vecchio libro del 1973 di mio padre, sul gioco degli scacchi, quando ad un certo punto mi sono accorto che alcune pagine erano piene di scarabocchi fatti con una penna, ancora più fastidiosa perché rossa. Più andavo avanti a leggere quelle pagine e più mi riempivo di un sentimento di rabbia nei confronti dell’autore di tanto scempio. Non contento, ho deciso di capire cosa fosse accaduto a quel libro, e del perché di tanta violenza. Mi è stato raccontato, poi, da una persona informata sui fatti, che l’autore di tanta violenza sono io.
Già: sono stato io. All’età di due anni. Al che mi sono detto: adesso mi spiego molte cose.

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Un suggerimento per l’Expo

Capita, di tanto in tanto, di canticchiare (a voi, no?) quei ritornelli di pezzi ultra conosciuti che non si sa come siano arrivati ma si conficcano nella testa e non vanno via per un bel po’. Per esempio, l’altro giorno mi è capitato di intonare La Leva Calcistica Della Classe ’68. E’ bastato, però, solo l’incipit: Sole sul tetto dei palazzi in costruzione. Poi mi son fermato. Bruscamente. Ed ho iniziato a riflettere su quanto avevo appena detto, in maniera automatica, domandandomi: ma dove sono questi palazzi in costruzione che prima di venir su hanno già un tetto? In tanti anni non mi ero mai accorto di questa vena edilizia De Gregoriana: palazzi costruiti dall’alto, dai tetti, senza le fondamenta, così, giusto per dare un luogo al dio sole dove possa battere e levare (questa mi è venuta così).

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Hotèl meeting

Le colleghe che, talvolta, mi hanno sentito canticchiarla in ufficio sono perplesse sul mio stato di salute mentale: “ma dove caspita le prendi certe canzonette?”; non so bene quale stravagante associazione di idee, in questi giorni, me l’abbia conficcata in testa ma adesso non riesco più a liberarmene e non posso fare a meno di stare qui a riascoltarla:

Io lavoro al bar d’un albergo a ore porto su il caffè a chi fa l’amore.
Vanno su e giù coppie tutte eguali, non le vedo più manco con gli occhiali.
Ma sono rimasto lì come un cretino vedendo quei due arrivare un mattino:
puliti, educati, sembravano finti sembravano proprio due santi dipinti.
M’han chiesto una stanza gli ho fatto vedere la meno schifosa, la numero tre.
E ho messo nel letto i lenzuoli più nuovi poi, come San Pietro, gli ho dato le chiavi
gli ho dato le chiavi di quel paradiso e ho chiuso la porta, sul loro sorriso.
Io lavoro al bar di un albergo a ore porto su il caffè a chi fa l’amore.
Vanno su e giù coppie tutte eguali non le vedo più manco con gli occhiali.
Ma sono rimasto lì come un cretino aprendo la porta in quel grigio mattino,
se n’erano andati, in silenzio perfetto, lasciando soltanto i due corpi nel letto.
Lo so che non c’entro, però non è giusto, morire a vent’anni, e poi proprio qui.
Me li hanno incartati nei bianchi lenzuoli e l’ultimo viaggio l’han fatto da soli:
né fiori, né gente, soltanto un furgone, ma là dove stanno, staranno benone.
Io lavoro al bar d’un albergo ad ore porto su il caffè a chi fa l’amore.
Io sarò un cretino ma chissà perché non mi va di dare la chiave del tre!

[audio:https://www.dalianera.it/wp-content/uploads/Albergo a ore.mp3]
Herbert Pagani – Albergo a ore

rifacimento, in lingua nostrana, del pezzo francese di:

[audio:https://www.dalianera.it/wp-content/uploads/Les Amants D’un Jour.mp3]
Edith Piaf – Les Amants D’un Jour

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Secondo la morale cattolica

Ritrovo tra i miei personali vecchi scritti deliranti (e sì, è inutile mettere link, ché la vergogna non è poca) le parole del mio coinqui di qualche tempo fa, il quale sosteneva che:

Il solipsismo non è mai stata una soluzione.
Neanche l’onanismo.
Epperò aiuta.

Fuor di metafora, non ho ancora capito a cosa si riferisse.

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