18.07.1610 – In morte di un pittore

408 anni fa moriva sulla spiaggia di Porte Ercole Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
In ricordo della sua scomparsa, oggi, 18.07.2018, l’occasione mi par buona per commemorarlo in questo modo: con le parole del suo amico poeta, G. B. Marino, il quale scrisse, nel 1619:

Fecer crudel congiura, MICHELE,
a’ danni tuoi Morte, e Natura.
Questa restar temea dala tua mano in ogni imagin vinta,
ch’era da te creata, e non dipinta.
Quella di sdegno ardea, perché con larga usura,
quante la falce sua genti struggea,
tante il pennello tuo ne rifacea.

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40 nuovi libri per i primi quarant’anni (part II)

11) Diario di un killer sentimentale (Luis Sepúlveda): un thriller veloce veloce, secco, essenziale, con qualche battuta piacevole ma nulla di più, con un finale prevedibilissimo. Voto 5.

12) Guida ai Figli Unici (Lia Celi): non lo avrei mai letto se non mi fosse stato regalato (diciamo così, va): non sono figlio unico, ma li ho frequentati un bel po’ per uno strano caso del destino. E qui, in queste pagine, l’autrice riesce, con simpatia, a farne una gradevole panoramica del loro mondo. Voto 6+.

13) Spaghetti all’assassina (Gabriella Genisi): un simpatico commisario di polizia di nome Lolita si avventura in un’indagine a base culinaria. Libro divertente, talvolta anche molto spiritoso, ma – vi prego – nessun paragone a sproposito con Montalbano, per carità. Voto 7+.

14) La regina dei castelli di carta (Stieg Larsson): e così, la trilogia è terminata. Andava terminata. Una gran bella avventura, con personaggi di cui ci si innamora e si fa il tifo. Con sullo sfondo, la città di Stoccolma: incantevole. Voto 8.

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Una trasferta senza nessun ritocco

Vedo ancora una volta la classifica, i tempi intermedi, i passaggi e mi domando: ma la settimana scorsa cosa avevo pensato di fare? che tipo di prestazione sognavo di realizzare? A sette giorni, ormai, dall’evento della mezza maratona svoltasi nella capitale polacca, Varsavia, ancora non lo so bene. Qualcosa non mi torna: con un freddo becco alla partenza, le povere mani congelate (una follia non indossare i guanti), e le gambe bloccate per il poco riscaldamento effettuato prima dello start (quando c’è così tanto vento non riesco a preparami a dovere), continuo a leggere dei tempi che nemmeno durante la mia migliore prestazione avevo raggiunto. Ecco il semplice confronto tra i vari tempi impiegati tra questa gara e quella dell’ultima RomaOstia 2012, luogo del mio miglior tempo sulla distanza:

Passaggio al 5° km: 19:46 (20:09);
Passaggio al 10° km: 39:55 (40:31);
Passaggio al 15° km: 1:00:56 (1:01:11);
Traguardo ai 21,097 km: 1:26:28 (1:26:25).

La sorpresa, dunque, è stata doppia. Ma in negativo. Primo: per quei passaggi migliorati e interessanti, velocità media – almeno fino ai 10 km – superiore ai 15 km/h, al di sotto dei 4:00/km e poi per quel finale balordo a soli 3″ secondi dal personal best che non sa di beffa, no, ma di presa per il culo. Quando le gare finiscono così, ti fanno sentire spaesato e frustrato. Perché di fronte ad una inezia ti arrovelli il cervello per capire, fin da subito, dov’è che è successo quell’impercettibile rallentamento che ha pregiudicato tutta la prestazione.
Ma, forse, il fascino dell’agonismo e di tutta la fatica che si impiega sta proprio in questo.

Intanto domani si replica: stessa distanza ma in riva al mare. Vado ad Agropoli (SA) per la XIII edizione della mezza maratona del Mediterraneo.

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Divari sulle strade di Roma Capitale

E’ finita con un nulla di fatto: 3:18:35.
21″ in più del risultato di Napoli del 29 Gennaio scorso, 53″ in aggiunta al personale realizzato lo scorso Novembre a Firenze, che rimane ancora il luogo (non luogo) del mio record.
Ai 30km avevo una proiezione a finire di 3:11. Un sogno. Stavo bene, ma poi l’improvvisa mancanza di benzina e il malefico piede mi hanno spezzato il ritmo e addio sogni di gloria. Con un passaggio alla mezza di 1:33:41 ho finito con un divario del coma di ben 11’13”. Non resta che rinviare il tutto a Padova per il prossimo 22 Aprile (Sant’Antonio mi deve stare vicino vicino altrimenti la vedo dura, e questa, nel gergo tecnico, si chiama resa mistica).

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La linea blu*

Avrei dovuto aggiornare le mie avventure podistiche che mi accompagnano, ormai, ogni domenica con delle importanti novità già da un po’, ma questo posto è stato abbandonato al suo destino per troppo tempo e per una scelta non del tutto chiara. Ci provo, oggi, ad elencare un po’ di cose nuove (anche se hanno il sapore di eventi già vecchi, chissà poi perché, vallo a sapere).

– Half Marathon 2012

E’ la gara-distanza dell’anno. Ne correrò prima dell’estate ben 5. O meglio, ne mancano ancora 3 in quanto 2 sono state già archiviate. La prima è stata la classica Mare & Monti: Castellammare di Stabia – Sorrento, lungo i saliscendi della S.S. Sorrentina. Rispetto all’anno scorso, quando arrivai al traguardo senza più birra in corpo, quasi catatonico, quest’anno sono giunto meglio, senza troppi sconvolgimenti fisici anche se, debbo dirlo, il percorso è parecchio impegnativo. Tempo finale: 1h28’05”.
La seconda l’ho corsa lo scorso 26 Febbraio: è la classica Roma-Ostia, la mezza maratona più partecipata d’Italia. Una giornata fantastica per correre, senza vento, con una temperatura gradevole, condizioni ideali per provare a portare a casa un discreto nuovo pb: 1h26’25”. E così è stato: molto bello.
Il prossimo 25 Marzo, invece, sarò a Varsavia per la settima edizione della mezza, in quella che si preannuncia una gara totalmente rivoluzionata come percorso, con la novità assoluta dell’arrivo (almeno così pare) nel nuovo stadio costruito per l’occasione di Euro 2012 (Campionati Europei di Calcio). L’organizzatore, però, poteva fare a meno di farci passare per la salita vertiginosa dell’Agrykola. Mi sembra una cattiveria, ma tant’è.
Il 01 Aprile toccherà alla Mezza Maratona del Mediterraneo, ad Agropoli (SA); mentre sempre ad Aprile, per la precisione il 29, a Salerno mi cimenterò in quelli che saranno (almeno per me) i primi Campionati Italiani Master (cat. MM35). Insomma, da qui a fine Aprile, ci saranno occasioni per vedere se il primato sulla mezza lo si riesce a raggiungere solo all’arrivo sul lungomare di Ostia.

– Marathon 2011-2012

Dopo la NYCM, a soli pochi giorni dalla fatica impiegata per raggiungere il traguardo della Maratona nel cuore di Central Park, mi sono presentato ai blocchi di partenza de la Firenze Marathon 2011. Era lo scorso 27 Novembre. Non pensavo di riuscire a migliorarmi: dopo nemmeno 2 km la caviglia sinistra si è incuneata in una buca lungo i viali e pensavo davvero di aver rotto qualcosa. Ho stretto i denti, il dolore atteso non è sopraggiunto così che la pratica fiorentina è stata evasa con un tempo che mi ha riempito di orgoglio: un nuovo pb sulla distanza regina, 3h17’42”. Fantastico.
E per questo nuovo anno?
Ho superato già lo scoglio partenopeo, lo scorso Gennaio, rendendomi con le mie stesse forze la vita difficilissima. Una gara folle, la mia Napoli City Marathon, con un passaggio alla mezza in un troppo rapido 1h29’09” per poi implodere miseramente come un principiante qualsiasi. Mai più una maratona corsa nella prima parte ad un ritmo troppo alto (almeno per me) senza sapere (o facendo finta di non saperlo) a quali spiacevoli sofferenze si va incontro spendendo tutto prima di raggiungere i 21 km. L’ho chiusa, infatti, in un tempo scoraggiante 3h18’14”, e anche se siamo a soli 32″ dal pb, non sono rimasto per nulla soddisfatto della prova. Cercherò di fare tesoro della pessima prova di Napoli, già dalla prossima settimana. Si corrono a Roma i 42,195 km, lungo un percorso modificato ad hoc per evitare anche lo strappo della rampa di accesso, in salita, per raggiungere la Tangenziale (“via Olimpica”). Stavolta i pacemaker delle 3h15′ avranno un altro inseguitore. Non farò di testa mia, assolutamente, ma li seguirò da bravo discepolo. Anche perché la parte finale, a Roma, è dura mica poco, con tutti i sampietrini e i basolati da dover digerire quando ormai le forze tendono ad esaurirsi. Quella capitolina è vista come prova per la mia gara di questa prima parte dell’anno 2012: la Maratona del Santo, in programma il prossimo 22 Aprile, in quel di Padova. E’ nel capoluogo veneto che si dovrà provare, con tutte le forze fisiche e mentali di cui dispongo, a stabilire il nuovo record (che per scaramanzia non dico, anche se quel tempo fisiologicamente non penso di valerlo (ancora?)).

Vedremo.

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Quel che è accaduto a NY

Ho aspettato ben due settimane prima di raccontare qualcosa dell’esperienza americana. Ancora adesso, mentre provo a mettere per iscritto qualche pensiero, debbo cercare di essere distaccato, freddo e spensierato per non essere investito da tanta gioia ed emozioni così forti come quelle provate durante tutta la permanenza a NY.

La maratona di New York è una gigante festa; si inizia ad essere febbrilmente coinvolti almeno una settimana prima. Manhattan si popola di runners-turisti e quel che accade la prima domenica di novembre, ogni anno, per la gran parte dei newyorkesi è un appuntamento fisso e imperdibile: si blocca il traffico, si ferma la metropoli; si attendono, lungo le strade del percorso, gli oltre 45.000 runners provenienti da ogni angolo del pianeta per assisterli ed incitarli.

La maratona di New York significa correre i leggendari 26.2 miles attraverso i 5 distretti: Staten Island, Brooklyn, Queens, Bronx, Manhattan. Un divertimento assoluto è stato passare tra le vie di Brooklyn, con due ali di folla ai bordi della strada che ti avvolgono come succede ai ciclisti quando si arrampicano lungo i valici nelle tappe di montagna.

La maratona di New York si snoda lungo un tracciato che risulta, se non il più difficile al mondo, almeno uno tra quelli più impegnativi (eccome se si è sentito) con i suoi 5 ponti (il Verrazano Bridge alla partenza, il Pulaski Bridge alla mezza maratona, il Queensboro Bridge al 25° km, il Willis Avenue Bridge e il Madison Avenue Bridge, dopo il 30esimo km, zona Bronx). Il più duro di tutti è il Queensboro Bridge con la sua salita interminabile ma vale la pena soffrire per quel tipo di esperienza (dura) che ti regala. E’ stato come vivere una fase mistica: impagabile l’ascolto di quel silenzio assoluto accarezzato dal vento, fatto di sudore, lacrime e fatica mentre sopraggiungevano i primi dolori. Uscire dal tunnel fatto di ferro e sbucare sulla 1st Avenue, è tutto quello che si può immaginare di vivere al massimo durante una maratona: adrenalina pura e gioia infinita di essere, a quel punto, non più lontani dal realizzare quel sogno cullato per tanti, troppi anni. Ed esserci, finalmente.

La maratona di New York è quella gara in cui speri non solo di concluderla (obiettivo minimo) ma di stabilire, perché no, anche il nuovo primato personale. Avevo sperato di transitare a metà gara entro 1h43’30″, ed invece ho fatto meglio: passaggio ai 13.1 miles in 1h41’13”. Ho concluso con un divario del coma (cit.) pari a 6’31”, una piccola debacle, ma il tempo buono accumulato in precedenza mi consentiva di completare la mia prima NYCM con un nuovo personal best sotto le 3h30′, per la precisione 3h28’57”. Bellissimo.

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L’ultimo allenamento made in Italy

Approfittando della giornata di festa, ho portato a termine il mio ultimo allenamento impegnativo prima di lasciare l’Italia.
21.12 km ricoperti in 1h31’17”.
Le sensazioni non sono state cattive: ho cercato di scegliere un percorso fatto da lunghi tratti in falsopiano. Il tempo impiegato, la fatica accumulata ma contenuta e i pochi (nonché piccoli) fastidi muscolari percepiti mi lasciano ben sperare per l’obiettivo prefissato per domenica prossima, quello di abbassare il record personale fermo a 3h43’02”. Sarebbe fantastico transitare a metà gara entro 1h43’30” in quanto dovendo percorrere le due metà uguali… E’ un obiettivo molto ambizioso ma tentare si deve.

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Aspettando il viaggio

Prima di ogni buona partenza si compone una lista. La lista delle cose che è indispensabile portare con sé, se non si vuole rovinare la festa fin dall’inizio. La mia, per il viaggio imminente di giovedì prossimo*, dice:

– adattatore presa elettrica ITA-USA per il relativo smartphone (la macchina fotografica, stavolta, mi sa tanto che rimane a casa perché superata dalla maggiore praticità dei maledetti piccoli pc travestiti da cellulari): ok;
– guanti e cappellino (ché non si sa mai, dovesse fare un freddo becco): ok;
– abbigliamento sportivo di vario tipo e doppio paio di scarpe da running (di cui il primo, quello per la gara, assolutamente non imbarcabile in stiva ma già riposto nel bagaglio a mano): ce l’ho;
– qualche biglietto verde (molto più affascinanti dei nostri euro): ok;
l’ESTA (che non ho ancora capito bene se è una tassa di soggiorno oppure una presa per il culo): ce l’ho.

Anche per il resto sembra che ci sia davvero tutto. Ragion per cui sono pronto.

Let’s go!

*E’ ancora presto per annunciarlo, ma ormai manca poco.

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Vicinanze

Da queste pagine mi sento di ringraziare tutti coloro i quali hanno telefonato, si sono informati, hanno espresso solidarietà alla mia famiglia nipponica che in questi giorni sta vivendo un incubo. Sono stati in tanti, inaspettati, ad essersi preoccupati: di questa vicinanza ne siamo commossi. Grazie a tutti, di cuore.

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