26) 03.04.2016 – XL PARIS MARATHON – 3h23’59”
Un’immensa periferia, due ore per raggiungere l’hotel dall’aeroporto CDG, e da lontano l’immediata vista del lungo asparago di metallo che la veglia. Una discreta militarizzazione lungo le vie di comunicazione della metro e di fronte ai luoghi più noti (Notre-Dame, per primo). Messaggi in più lingue per fare attenzione ad eventuali bagagli incustoditi. È la città di Parigi a presentarsi così, nella veste di chi ha dovuto, velocemente, abituarsi ad un neo modus vivendi, senza rinunziare alle libertà fondanti. Dopo la violenza. Città vecchia, Parigi, non antica: ti appare così, al primo sguardo. Città che ne ha viste molte, tra Rivoluzioni e la Grandeur de France. Ma con un cielo grigio, su, che la imbruttisce parecchio. Si pensa subito, senza pericolo di smentita: come tutti i fiumi anche la Senna è davvero un cesso. Proprio come il (fu biondo) Tevere. E con una sola colonna sonora da canticchiare lungo la Vie En Rose: Paname.
A Paname, a Paname
Grognards et grenadiers sont fous de moi
A Paname, Paname
Pendant la nuit des revolutionaires
N’oubliez pas, n’oubliez pas
Sono passati giusto 10 anni da quando il socio mi deliziava, recandosi negli stessi luoghi, della Top e della Flop Ten di Parigi. Altri tempi gloriosi.
Sono arrivato al traguardo non troppo messo male e in un tempo che può considerarsi soddisfacente (3h23’59”): visti i diversi saliscendi, i sottopassi e i due BOIS da attraversare (de Vincennes e de Boulogne), per non essere giunto al traguardo in un lago di dolore è già stato un successo. Senza allenamenti specifici, non si può chiedere nulla di più. Ma il merito di tutto ciò va senza alcun dubbio ai tre ragazzi di Capitanata (Luigi, Nunzio e Ivano): incontrati all’undicesimo km, mi sono agganciato a loro senza mai lasciarli, metronomi umani impostati sul passo cadenzato dei 4’40″/km – 4’50″/km. Se non ci fossero stati loro – lo so – avrei tirato come un forsennato, e sarei imploso miseramente ai 30 km.
Di questo, ne sono certo.
Grazie, ragazzi.
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