Criminal minds

19) Il suggeritore (Donato Carrisi, 2011, pag. 462): Non ho mai amato i libri che non hanno alcuna ambientazione reale. E’ una scelta stilistica che non ho mai apprezzato. Ho bisogno di leggere di luoghi esistenti e non di fantasia, ancorché non detti: no, il fatto di non dar risalto, mai, alla location della storia mi ha innervosito un bel po’, ma solo all’inizio. Per fortuna. Perché poi, la storia, gli eventi, i fatti si sono succeduti col giusto ritmo, e una buona scrittura è venuta fuori per cui non ci ho pensato più, dando vita ad un libro sorprendente, con un interessante finale: “è femmina“. Voto 7+.

20) È così che si uccide (Mirko Zelahy, 2015, pag. 410): Contrariamente a quanto evidenziato sopra, in questo libro – invece – c’è una miriade di ambientazioni reali. E stavolta si tratta di Roma. Una scelta che ha reso il testo ancora più avvincente, accattivante (almeno secondo me) perché son luoghi che conosco. Tutto è riconoscibile e riconducibile a dove vivo, e ci si immedesima un bel po’, coi luoghi descritti e ben noti. Viene subito a galla che la storia non è per nulla di fantasia, che c’è tanto del carico emotivo e personale dell’autore, il che fa del libro un’opera (prima) molto più autentica. Mi è piaciuta molto la sottolineatura finale su ciò che le donne, nel romanzo (ma io aggiungerei anche nelle nostre vite), rappresentano: “motore dell’amore e dell’odio, del delitto e del castigo“. Al resto, ci pensiamo noi uomini a rovinare tutto, finanche a diventare dei lucidi assassini. Voto 8.

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