20) È così che si uccide (Mirko Zelahy, 2015, pag. 410): Contrariamente a quanto evidenziato sopra, in questo libro – invece – c’è una miriade di ambientazioni reali. E stavolta si tratta di Roma. Una scelta che ha reso il testo ancora più avvincente, accattivante (almeno secondo me) perché son luoghi che conosco. Tutto è riconoscibile e riconducibile a dove vivo, e ci si immedesima un bel po’, coi luoghi descritti e ben noti. Viene subito a galla che la storia non è per nulla di fantasia, che c’è tanto del carico emotivo e personale dell’autore, il che fa del libro un’opera (prima) molto più autentica. Mi è piaciuta molto la sottolineatura finale su ciò che le donne, nel romanzo (ma io aggiungerei anche nelle nostre vite), rappresentano: “motore dell’amore e dell’odio, del delitto e del castigo“. Al resto, ci pensiamo noi uomini a rovinare tutto, finanche a diventare dei lucidi assassini. Voto 8.
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