Quello di Aprile 2014 è un mese storico per chi, come me, segue con grande interesse il movimento mondiale delle corse su strada, maratona in testa. Dopo lo straordinario debutto dell’etiope Kenenisa Bekele, autore di un eccellente crono 2h05’03”, di potenza da par suo, alla maratona di Parigi della scorsa settimana, domani sarà il turno del campione del mondo e olimpico in carica dei 5.000 e dei 10.000 m, il britannico Mo Farah, che cercherà di portare a termine la sua prima 42,195 km della carriera scegliendo di debuttare ufficialmente alla 34esima edizione della maratona della sua città, la Virgin Money London Marathon.
Quella di domattina, a Londra, sarà una maratona stellare: al via nella capitale britannica, infatti, ci saranno i migliori maratoneti della specialità (mancherebbero soltanto il mio preferito, Dennis Kipruto Kimetto, il quale vanta un personale di 2h03’45” stabilito a Chicago nel 2013 e l’etiope Lelisa Desisa – col suo pb di 2h04’45” stabilito a Dubai, nel 2013 – entrambi convinti, invece, di far parte di un’altra start list: quella della 118th Boston Marathon).
Ecco la lista degli elite runners della maratona londinese:
– il primatista mondiale Wilson Kipsang, autore dello spettacolare 2h03’23” lo scorso settembre alla XL Berlin Marathon, il quale se è in giornata di grazia è il più ostico da sconfiggere;
– il vincitore della passata edizione Tsegaye Kebede, la mina vagante, imprevedibile ma sempre lì in zona podio (vanta un personale di 2h04’38” stabilito a Chicago nel 2012);
– il campione olimpico e mondiale l’ugandese Stephen Kiprotich il quale dopo la citata doppietta non vincerà più nulla di importante (parola di amatore);
– il detentore del primato della maratona londinese, Emmanuel Mutai, destinato ormai da tempo nella parte del comprimario non più vincente;
– l’omonimo Geoffrey Mutai, da molti definito l’alieno, già vincitore a New York nel 2011 e nel 2013, così come a Boston nel 2011 (dove corse in 2h03’02” in un tempo non umano e non omologato a causa della peculiarità del percorso bostoniano) e primo anche a Berlino, nel 2012, in 2h04’15”.
Ciliegina sulla torta: come pacemaker di grande prestigio della maratona londinese ci sarà Haile Gebrselassie, che guiderà il gruppo di elite sino al 30° km di gara. Punterà a far passare i leader della corsa alla mezza in 61’35” e ai 30 km in 1h28’00”. Può riuscirsi, è il migliore a tenere il tempo a mo’ di metronomo.
Alla fine, il mio pronostico va ad un fuori lista, per l’etiope Ayele Abshero. Uno forte ma non tra i favoritissimi. I primi sopraelencati si elimineranno a vicenda. Intanto, l’ex primatista del mondo, Patrick Makau Musyoki, ma che fine ha fatto? Ci sarà? Mi pare di averlo intravisto in una foto di rito, pare ci sia anche lui, ma non so bene che ruolo possa ricoprire. Non so in che condizioni (fisiche e mentali) riversi: a me, pare, sia già un ex maratoneta.
Quella di domattina, a Londra, sarà una maratona stellare: al via nella capitale britannica, infatti, ci saranno i migliori maratoneti della specialità (mancherebbero soltanto il mio preferito, Dennis Kipruto Kimetto, il quale vanta un personale di 2h03’45” stabilito a Chicago nel 2013 e l’etiope Lelisa Desisa – col suo pb di 2h04’45” stabilito a Dubai, nel 2013 – entrambi convinti, invece, di far parte di un’altra start list: quella della 118th Boston Marathon).
Ecco la lista degli elite runners della maratona londinese:
– il primatista mondiale Wilson Kipsang, autore dello spettacolare 2h03’23” lo scorso settembre alla XL Berlin Marathon, il quale se è in giornata di grazia è il più ostico da sconfiggere;
– il vincitore della passata edizione Tsegaye Kebede, la mina vagante, imprevedibile ma sempre lì in zona podio (vanta un personale di 2h04’38” stabilito a Chicago nel 2012);
– il campione olimpico e mondiale l’ugandese Stephen Kiprotich il quale dopo la citata doppietta non vincerà più nulla di importante (parola di amatore);
– il detentore del primato della maratona londinese, Emmanuel Mutai, destinato ormai da tempo nella parte del comprimario non più vincente;
– l’omonimo Geoffrey Mutai, da molti definito l’alieno, già vincitore a New York nel 2011 e nel 2013, così come a Boston nel 2011 (dove corse in 2h03’02” in un tempo non umano e non omologato a causa della peculiarità del percorso bostoniano) e primo anche a Berlino, nel 2012, in 2h04’15”.
Ciliegina sulla torta: come pacemaker di grande prestigio della maratona londinese ci sarà Haile Gebrselassie, che guiderà il gruppo di elite sino al 30° km di gara. Punterà a far passare i leader della corsa alla mezza in 61’35” e ai 30 km in 1h28’00”. Può riuscirsi, è il migliore a tenere il tempo a mo’ di metronomo.
Alla fine, il mio pronostico va ad un fuori lista, per l’etiope Ayele Abshero. Uno forte ma non tra i favoritissimi. I primi sopraelencati si elimineranno a vicenda. Intanto, l’ex primatista del mondo, Patrick Makau Musyoki, ma che fine ha fatto? Ci sarà? Mi pare di averlo intravisto in una foto di rito, pare ci sia anche lui, ma non so bene che ruolo possa ricoprire. Non so in che condizioni (fisiche e mentali) riversi: a me, pare, sia già un ex maratoneta.
technorati tags: battendo Steve Jones e il suo 2h07’13” (Chicago 1985)