Identità rivelate

C’è questo programma che una volta installato riesce a evidenziare il nome, il cognome e la posizione geografica di ciascuno di noi (proprietari di un dominio), fintamente nascosti dietro pagine web, dando informazioni del tutto personali. Chiunque, con l’ausilio di questa applicazione, può conoscere financo gli indirizzi delle nostre abitazioni. Da un po’ di tempo, però, questo per me non accade più, nel senso che non sono più presenti delle informazioni sul mio conto, ma per molti di voi le vostre generalità sono ancora lì, in bella mostra, e non so se di questa cosa si debba essere preoccupati oppure no.

P.s.
Giusto per farvi un esempio, non offensivo per nessuno, andando qui si legge:

auditorium.com | Owner: Auditorium Parco della Musica gestito da FONDAZIONE MUSICA PER ROMA, Italy, Viale Pietro de Coubertin 30, Roma, 00196 | Server location: Italy

Mi sembra piuttosto preciso.

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Un suggerimento per l’Expo

Capita, di tanto in tanto, di canticchiare (a voi, no?) quei ritornelli di pezzi ultra conosciuti che non si sa come siano arrivati ma si conficcano nella testa e non vanno via per un bel po’. Per esempio, l’altro giorno mi è capitato di intonare La Leva Calcistica Della Classe ’68. E’ bastato, però, solo l’incipit: Sole sul tetto dei palazzi in costruzione. Poi mi son fermato. Bruscamente. Ed ho iniziato a riflettere su quanto avevo appena detto, in maniera automatica, domandandomi: ma dove sono questi palazzi in costruzione che prima di venir su hanno già un tetto? In tanti anni non mi ero mai accorto di questa vena edilizia De Gregoriana: palazzi costruiti dall’alto, dai tetti, senza le fondamenta, così, giusto per dare un luogo al dio sole dove possa battere e levare (questa mi è venuta così).

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KJ al San Carlo vol.3

Ci siamo. Tutto è pronto. Sul palco spengono le luci. Il buio si diffonde nel teatro avvolto da un silenzio surreale.

Tengo o’ fridd’ n’ cuoll.

Parte il primo timido applauso, poi il fragore.
Ancora il silenzio.

Inizia.

Se dietro le quinte non hanno commesso errori, il post che state leggendo è stato pubblicato mentre il tenutario siede sulla poltrona, già da un’ora abbondante, in quel luogo per cui Stendhal, un giorno, scrisse:

“… Non c’è nulla in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la pallida idea. Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita…”

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Non le somiglio per niente

Bussano alla porta. Con lentezza vado ad aprire. In un primo momento, penso che sia il caso di rimanere dove sono perché stanco. Poi, il suono del campanello insiste nel disturbarmi e ci ripenso. Dunque, mi sposto. Vado verso l’ingresso. Apro la porta, e mi trovo di fronte una ragazza. Mai vista prima. La osservo, come si fa con chi ti ha appena distolto dal far qualcosa di gran lunga più importante, sufficientemente contrariato. Debbo avere la faccia non troppo rassicurante perché la noto subito impacciata, imbarazzata. Non immaginava che venisse ad aprirle la porta una persona diversa da quella che si aspettava di incontrare (e te credo).

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E giappi, no?

E dopo aver scritto questa vergognosa frase, è giunta la risposta: adesso, cosa volete che dica il fu grillo parlante M. Giordano? Non credo sia difficile indovinare: si giustificherà come sempre fa il suo capo. E’ stato frainteso, il suo era solo un linguaggio figurato, sicuramente non letterale, insomma non offensivo, e che prendersela significa non aver il senso dell’umorismo.

(via)

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KJ al San Carlo vol.2

E’ da anni che va dicendo una cosa del genere, e rimanere impressionanti, adesso, stona un po’: non la si può chiamare, questa, una provocazione. Vabbé, poco male, risulta comunque una succosa intervista al musicista che, tra l’altro, dice:

spero che a Napoli, nel teatro dove da Rossini in poi sono passati tutti i più grandi, potremo vivere tutti insieme un’altra notte da ricor­dare. Arriverò almeno tre giorni prima, come faccio sempre, perché non ho bisogno di prova­re ma di camminare per le strade, ascoltare i rumori. La musica di una città è nel­la sua aria: basta saperla ascoltare. Ecco perché la glo­balizzazione è così terribile: un solo mondo, una sola lin­gua? Una noia inimmaginabile […] Sostenere che il pianoforte è obso­leto è la negazione della mia visione della musica. Suonare è un atto estre­mo, voglio trascendere le possibilità fi­siche del mio piano, voglio che suoni come una voce umana.

Mentre si accinge a festeggiare i suoi 64 anni (auguri) oggi, lo si attende con un’ansia che vi lascio solo immaginare. I biglietti del concerto napoletano di lunedì 18 sono andati via come il pane, acquistati da ogni parte dell’Europa e finanche da appassionati statunitensi (qui).

Mi auguro solo di non trovarmi seduto accanto ad una persona con troppa irrequietezza. Basta la mia.

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