Intermission bell

Me lo sono sempre domandato, puntualmente, ad ogni ascolto: perché, dopo le prime note, gli spettatori di quello che è stato il concerto, per piano solo, più venduto della storia del jazz solista, si divertissero così tanto, con quelle risate che si percepiscono in sottofondo. Finalmente qualcuno, da queste parti, mi ha tolto questa grande curiosità.
Solo un genio poteva iniziare un concerto di pura improvvisazione con una citazione così stravagante:

When Mr. Jarrett played the first four notes, a low ripple of laughter went through the auditorium: He was quoting the opera house’s intermission bell. But just as quickly, the reaction turned into awed silence as Mr. Jarrett turned the banal and familiar into something gorgeous and mysterious.

(via)

Bullarsi degli amici

Giusto perché, poi, non mi si venga a dire: ah, ma tu non ce l’avevi detto.

L’autore di questa impresa titanica è mio amico.

Epperò, nel vedere le immagini e nell’ascoltare la voce fuori campo della commentatrice, una domanda è sgorgata repentina dal mio cuore: cosa diavolo saranno mai i diaframmi di flusso (sic!) di cui parla l’attenta intervistatrice?

Non mi resta che domandarlo all’autore.

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As usual

Da quando ho cambiato alcune abitudini di vita (e di lavoro), durante la settimana, riesco a fermarmi davanti ad uno schermo di un pc, per puro diletto, non più di 2 minuti. Ora, di fronte a questa sostanziale novità per un piccolo blogger come può essere chi vi scrive, quello che non ho ancora capito è se, questo nuovo stato di cose, sia un ritorno ad una condotta di vita più salubre oppure no.

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Il commesso viaggiatore vol.3

Continua il mio personale tour della penisola italica (zona sud). Nelle ultime due settimane, sono stato avvistato lungo le strade delle diverse seguenti località:

– Potenza
Una città fatta a piani, con salite (e discese) molto ripide a prova di frizione d’auto, dove è impossibile parcheggiare già alle sette del mattino, con delle strade più strette dei vicoli di Napoli. Poi, incontrare un autobus, contromano, come è capitato a me, non è niente male come esperienza.

– Campobasso
Un insieme di tristi e labirintici palazzi governativi, tutti addensati lungo un’unica strada.

– Salerno
Non so bene da quando sia entrato in vigore, forse è sempre stato così ed io non me ne sono mai accorto, ma il piano di viabilità fatto di sensi unici e accessi vietati, mi ha costretto, per la prima volta, a perdere l’orientamento. Più cercavo di tornare indietro e più le indicazioni stradali mi invitavano ad allontanarmi dal luogo da raggiungere. Alla fine, mi sono arreso per evidente stanchezza: ho smesso di ricercare la via smarrita, ho fermato l’auto, ho comodamente parcheggiato, nell’attesa che la persona che avrei dovuti incontrare mezz’ora prima, mi venisse a tirar fuori dalla quella situazione simpaticamente imbarazzante (no, scordatevelo, il navigatore non lo compro né ora, né mai: sono ideologicamente contrario. Credo sia inutile. Preferisco, nei luoghi dove non c’è un’anima che mi venga a recuperare, abbassare sempre il finestrino).

– Napoli
Nulla da aggiungere se non che è la mia città, tra l’inferno e il cielo (cit.).

– Battipaglia
Che ve lo dico a fare: era un obbligo fermarsi nei pressi di un caseificio e deliziare il proprio palato con della fresca e succosa mozzarella di bufala locale.

Le prossime tappe (già da domattina):

– Benevento,
– Avellino

e poi, molto probabilmente, nelle settimane che seguiranno, mi toccherà fare un giro anche in terra lombarda:

– Bergamo,
– Monza,
– Sesto San Giovanni

e

– Saronno dalla quale, ahimè, dovranno utilizzare la forza per portarmi via, visto che posso catalogarmi nella schiera dei fanatici degli amaretti.

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