Il commesso viaggiatore

Inizia questo lunedì il mio lungo, faticoso e personale tour della Campania Felix. Parto per uno stravagante viaggio che mi vedrà, per alcune settimane, in diversi luoghi delle cinque province della Regione che mi ha dato i natali. Un’avventura lavorativa che mi porterà a riscoprire uno dei territori più martoriati del nostro Paese.

Per quest’oggi sono a:

Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino),
Sant’Agata dei Goti (Benevento).

Domani, invece, trascorrerò del tempo a:

Sala Consilina (Salerno),
Castellammare di Stabia (Napoli),
Sessa Aurunca (Caserta).

Quindi, nei prossimi giorni, sarò a:

Nocera Inferiore (Salerno),
Aversa (Caserta),
Nola (Napoli).

Solo alla conclusione del suddetto giro raggiungerò i capoluoghi di provincia, a meno di stravolgimenti di tappa, nel seguente rigido ordine:

Salerno,
Avellino,
Benevento,
Caserta,

e dulcis in fundo:

Napoli.

Cosa abbiano in comune i suddetti luoghi e perché io debba trascorrere la maggior parte del mio tempo lavorativo presso i loro centri, è difficile da spiegare. Posso dirvi che è per via di un nuovo lavoro. Dopo aver conosciuto gli attori in gioco, considerata la Regione in oggetto, mi son detto: qui ci sarà da soffrire.

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Il concerto

Sono giunto in perfetto orario per il soundcheck dei Sigur Ros. Ebbene sì. Giusto in tempo per la prova dei volumi e dei microfoni dell’altro concerto in programma per la serata. Già, perché c’erano anche loro, ieri sera, all’Auditorium di Roma, presso La Cavea. Una gran caciara ma bella da vedere (e da sentire). Se non ci fosse stata questa concomitanza tra i due eventi, sarei andato sicuramente ad ascoltarli e a godere del loro spettacolo dal vivo.

E’ stato strano vedere un (ex) senatore fare la fila, assieme a me, al ritiro del biglietto al botteghino. Ho avvertito tanta curiosità nell’osservarlo: era di fronte a me, in coda, come un qualunque cittadino, in attesa del suo turno. Molto bravo. Un plauso al (l’ex) senatore.

Il concerto è iniziato puntuale, alle ore 20. La sala Santa Cecilia era piena come una scatola di fiammiferi svedesi ancora intonsa. I tre dell’apocalisse si sono presentati sul palco in ottima forma. Lui, Keith Jarrett, vuoi per uno scherzo del destino, vuoi perché, forse, è di manica corta e il guardaroba non lo cambia spesso, indossava lo stesso gilet e la stessa camicia (anche il pantalone mi pareva uguale, ma potrei sbagliarmi) di quella lontana sera di inizio Novembre, di 4 anni fa, quando nella stessa sala concerti ho visto per la prima volta le sue dita toccare i tasti di un nero e luccicante Steinway & Sons. Magari è solo una coincidenza.

Confesso che stavolta mi hanno spiazzato. Il concerto, suddiviso in due parti, è partito in maniera piuttosto difficile, con veloci improvvisazioni da parte di tutti e tre, le quali sovrapponendosi hanno scatenato, in più di un’occasione, una musica poco armoniosa: non sempre piacevole da ascoltare. Durante l’intervallo, qualcuno dei presenti decantava, invece, più che estasiato, la dodecafonia (eh?) messa in opera ma per me, queste lunghe introduzioni così escogitate, rimangono esperimenti ed esercizi che lasciano l’orecchio che trovano. Dal mio canto, riesco a salvare soltanto pochi spunti, appena accennati, di una linea musicale un po’ più orecchiabile e nient’altro.

Per la seconda metà del concerto, invece, abbiamo assistito a tutt’altra esibizione, ascoltato un altro tipo di musica, un cambio di registro in piena regola. E’ facile comprendere quale delle due parti il pubblico abbia gradito di più. Improvvisazioni come quelle udite ieri su brani come The Song Is You e Billie’s Bounce di Charlie Parker sono quelle che lasciano il segno.

Al termine dell’esibizione romana, richiamati per ben 5 volte sul palco da diversi minuti di applausi e urla di giubilo, non si sono risparmiati nel suonare altri pezzi standard americani, firmando così un gran bel concerto.

Tutti soddisfatti, dunque. All’uscita dalla sala, una signora tutta azzimata, ascoltando la musica dei Sigur Ros, che nel frattempo ancora riverberava nell’aere, provenire da La Cavea accanto, si è rivolta al marito domandandogli: ma come fanno ad ascoltare questa musica? Avevo voglia di risponderle io al posto dell’indifferente e ingobbito consorte, ma poi ho lasciato correre. Ho pensato che non meritava alcuna risposta una persona che si è recata ad un concerto jazz vestita come se dovesse partecipare ad una sfilata di abiti succinti.

Il pre-concerto

Sono quasi le 17 del più classico dei pomeriggi di luglio: caldo e secchezza dappertutto. Il titolare di questo blog di provincia, sprezzante della calura, esce di casa per recarsi in una delle città più belle del mondo e per assistere, dopo tanti anni di attesa, al tocco limpido e cristallino delle corde di un piano da parte del proprio musicista di riferimento.
Auditorium, Parco della musica, in Roma, stasera ore 20.

Per chi ne avesse voglia, ci si vede lì.

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Poster

Mi è giunta una mail, questa mattina, davvero inaspettata.
Ve la riporto (il grassetto è mio):

Caro collega,
ho il piacere di comunicarti che il lavoro #9 dal Titolo “M.E.C.P.E.R.A.C.” da te sottomesso (*) all’attenzione del Comitato Scientifico è stato accettato come Poster.

Al che ho pensato bene di scriverci un Post.

* con frustino e tacchi a spillo, eh. Esattamente come facevano ad isso.

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