La sottile linea

Talvolta, è sufficiente ricevere una telefonata per farla finita:

Lei: Senti M., debbo dirti una cosa. C’ho un altro.
Lui: Oilà, questo non me l’avevi mai detto.
Lei: No. Lo so.
Lui: E da quando?
Lei: Be’, è da un po’, però non è che questo, adesso, fra noi, deve portare a cambiare improvvisamente tutto.
Lui: Sì.
Lei: Noi due potremmo comunque rimanere amici.
Lui: Sì.
Lei: Io ci tengo a te, M., non ti voglio perdere. In fondo tre anni sono tre anni, eh. Che dici M.?
Lui: Che dico? Poche parole: ti saluto, A.

Fateci caso: finiamo per porre sempre la stessa domanda tanto cretina quanto inutile: da quando? Ma perché?

Dev’essere, forse, un modo che abbiamo noialtri di soppesare il nostro personale livello di distrazione – a voler essere buoni – per non aver avvisato prima alcun cambiamento, per non aver avuto alcun sospetto.

Mah.

Poi, chissà, vai a sapere perché si pongono certe domande.

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B&B

Sono giornate complicate, queste. Per dire, ho iniziato a lavorare anche per la Protezione Civile di Napoli. Lavori legati all’ormai arcinota storia dei rifiuti (anche se non direttamente). Dipartimento della Protezione Civile che dipende dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente del Consiglio dei Ministri che significa zio Silvio. Ho compreso solo adesso che sto lavorando per l’autore di questa visione imparziale delle cose.

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E il controllo dei documenti?

Ad un certo punto, qualcuno ci intima di fermare la nostra andatura: quella di fronte a noi è una pattuglia della Benemerita. Accostiamo e fermiamo l’auto. Il tizio colla paletta, con l’aria di chi sta rivoltando la zona come un calzino, prima si avvicina con passo militaresco e poi, piegandosi in direzione del finestrino del guidatore, ci domanda:

Avete le facce da bravi o da cattivi ragazzi?

Il mio amico M., seduto davanti con apposita cintura allacciata, gli risponde con tono fermo e deciso:

Nella media.

E lui:

Va bene, potete andare.

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Voli pindarici

Ho provato, pochi giorni fa e per la prima volta, un’opportunità interessante che il blog mette a disposizione, quella di pubblicare i post in modalità offline. Avevo sentito parlare di questa funzionalità presente all’interno delle diverse piattaforme utilizzate in rete (WordPress compresa, ovvio), ma non l’avevo mai testata prima. In poche parole, per chi ancora fosse all’oscuro di tutto ciò, si tratta di modificare data ed ora nella sezione pubblica post, in maniera tale che chi gestisce l’intero blog, il software per intenderci, renda visibile quanto appena editato nel momento stabilito, ovvero prema, al posto nostro, il tasto pubblica pur non essendo connessi.

La cosa, bella e interessante in sé, mi ha portato a pensare al suicidio.

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Mare Mostrum

Giorni fa col mio nuovo coinquilino discutevo delle immersioni marine. Il discorso era nato dalla sua enorme passione per le escursioni sott’acqua, fatte fin da ragazzo, e da quella volta in cui rischiò grosso. A causa di un’improvvisa ebbrezza da profondità, a più di 40 metri sotto il livello del mare, ha visto di fronte agli occhi la sua monna morte avvicinarsi spedita alla muta subacquea.

Alcuni giorni più tardi, mio fratello mi ha raccontato della scomparsa di un suo amico: nonostante la lunga esperienza da sub, durante un’esercitazione è rimasto sott’acqua troppo a lungo senza mai più riemergere.

Oggi, invece, ho letto della tragica fine del bravo pianista svedese Esbjörn Svensson, morto anche lui, a causa della stessa passione fatale (via).

Per quest’estate direi che è meglio cambiare idea.

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Un incitamento

Non è più tempo di rimanere così rintanato, piccolo Pietro. E’ venuto il momento di alleggerire la mamma, respirare coi propri polmoni e di aprire gli occhi, per vederne il colore.

Aggiornamento:

Mi hanno telefonato alle 4, stamattina, lunedì 16. Peso: 3.4 kg, ma sembra più grande. Mi hanno parlato di due occhioni curiosi ed espressivi. In sala, in quel momento, c’erano due bambini: il papà e lui.
Benvenuto tra noi.

Ps.
Commenti disabilitati.

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Bradicardia sinusale

Sono stato invitato a partecipare a questo evento notturno capitolino. Chi conosce i miei trascorsi podistici ha pensato di fare cosa gradita suggerendomi di acquistare una pettorina per la gara. Non nascondo di essere stato tentato a partecipare. Il mio piacere di prendere parte a delle competizioni spacca fiato (una forma atavica di sfiancante masochismo ereditata da nessuno) aveva preso quasi il sopravvento, quando nel leggere il regolamento, ho scoperto che non posso aggregarmi al gruppo dei partecipanti perché l’iscrizione richiede il certificato medico. Già, proprio quello. E ho cambiato idea perché, se anche ne facessi uno, rischierei di sentir ripetere la solita risposta: non idoneo. Anzi, lei non è idoneo. Ora, è da una vita che combatto contro questo falso problema e non riesco a spiegarlo a quei medici che non sanno leggere i miei segnali cardiaci: fin da ragazzino, di fronte al responso di ciascun elettrocardiogramma eseguito, nessuno, dico nessuno, dei medici incontrati si è mai accorto che il mio cuore, tutt’altro che pompar male e sembrar quasi quello di un cadavere, riesce a gestire, in maniera del tutto soddisfacente, lo sforzo fisico perché non mi permette di raggiungere i 50 battiti al minuto.

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