Una terra senza alcun futuro

E’ una pessima sensazione quella che ti lascia addosso il film di Matteo Garrone, Gomorra. Pessima perché desidereresti, in cuor tuo, che le scene appena viste siano frutto della fantasia ossessiva di uno scrittore sfociate in immagini grazie all’estro di un giovane regista attratto dalla violenza: storie inventate, non credibili, lontane dalla realtà. Ed invece, lo sappiamo tutti che non è così. Chi ha letto le pagine del libro di Roberto Saviano, ha potuto rendersi conto di cosa significa vivere e sprofondare in quella dimensione culturale, economico-sociale e antropologica chiamata il Sistema.

Nel seguire le immagini del film, potenti fin dal primo fotogramma, il senso di vuoto sociale e umano che si prova è assoluto (almeno secondo me). I colori, le atmosfere musicali, i luoghi, i dialoghi, i visi degli attori, tutto. Nel film vengono narrate cinque storie che danno vita ad un unico grande racconto, lungo più di due ore, fatto di angoscia, crudeltà, violenza e tanta miseria umana.

Il lavoro di Garrone è fatto con cura, così come la scelta delle storie raccontate: dall’imprenditore senza scrupoli, Franco – interpretato da un sempre molto in forma Toni Servillo -, che gestisce un’azienda dedita allo smaltimento di tonnellate di rifiuti speciali provenienti dal nord Italia da sversare nelle cave e nelle campagne del casertano, al maestro del cucito, Pasquale – un Salvatore Cantalupo calato perfettamente nella parte -, che insegna, di notte, ad alcune decine di operaie cinesi l’arte di fabbricare corpetti e abiti di moda, passando per i due poco più che adolescenti, Marco e Ciro, aspiranti boss che giocano a fare i grandi alla Tony Montana, fino ad arrivare alle Vele, quelle di Scampia, e al triste destino di Maria – interpretata da Maria Nazionale con agio e bravura -, legato a doppio filo alla terribile faida scoppiata lì, a Scampia, qualche anno fa.

Un unico piccolo fastidio durante la visione del film, mi è stato creato dalla presenza dei sottotitoli in italiano, che non mi aspettavo di vedere, debbo confessarlo, e che mi hanno colto molto di sorpresa. Per chi non riesce a seguire i dialoghi nella lingua napoletana sono indispensabili, questo è chiaro; per chi, invece, come me, quelle conversazioni le comprende benissimo, c’è tutto il disagio di trovarsi di fronte al dilemma se leggere la sceneggiatura dell’intero film – magari anche con lo scopo di prestare attenzione alla cura della traduzione – oppure è il caso di far finta di niente e proseguire ad ascoltare e vedere tutto ciò che accade come se nulla fosse (come poi ho fatto non senza qualche difficoltà).

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7 pensieri riguardo “Una terra senza alcun futuro

  1. >Patty non temere, sii forte e affronta il cinematografo.
    Quanto al premio, certo che sì.

    >Lapilli allora poi mi dirai.

  2. purtroppo gli orari della programmazione non mi hanno consentito di andare per cause di forza maggiore (ultima di campionato!).

    Lo vedrò in settimana. In famiglia lo hanno già visto e mi hanno detto che senza sottotitoli non avrebbero capito nulla.

  3. ho visto altri film di garrone e sono sempre un pugno nello stomaco, ho letto il libro (eeheh autografato dall’autore quando è venuto al festival delle letterature) non so se ce la farò a vedere questo film!

  4. Chiara buona visione e attenzione alla sottotitolazione (spero che lo svantaggio, per chi non conosce il napoletano, non sia penalizzante nel riuscire a dedicare la massima attenzione ai luoghi, alle immagini, ai volti dei protagonisti così ben rappresentati dagli attori scelti).

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