Concomitanze musicali

Non aggiorno il blog da non so quanto tempo, mi rendo conto, ma alcuni impegni di lavoro (tra le prime cose) mi lasciano con poca forza per compiere più azioni contemporaneamente (se vogliamo è questo uno dei diversi aspetti del celeberrimo nodo del multitasking), per cui bisogna aver pazienza.

Nel frattempo sto provando ad organizzarmi per i giorni che verranno. Per esempio, non credo che si possa perdere questa occasione: sto tentando di acquistare qui un bel biglietto lucido per il concerto. Poi, però, leggo che nella stessa serata, a pochi passi dalla sala in cui prenderò posto ci sono loro, e allora tutto risulta meno affascinante. Ma tant’è.

Aggiornamento:
Acquistato. Ci si vede là per chi vorrà esserci. Io sono al posto 10, fila 3, area seconda galleria I settore – G02. Alé.

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La domanda è

Con quello che diceva Keynes i nostri datori di stipendio sono sempre andati a nozze*, peccato che la lungimiranza li guidi a rileggerlo solo per metà messa**.

*”Se si portano a zero i salari, la disoccupazione scompare. Questo è il motivo per cui tutti hanno interesse ad assumere gente che non costa nulla”.

**”Ma c’è un problema: con le buste paga a zero, crolla la domanda aggregata. In questo modo l’economia va a pallino”.

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Devi spendere tanto e in fretta

L’altro giorno sono tornato, dopo diversi mesi di assenza, in una libreria Feltrinelli. Da anni posseggo la tessera Carta Più, quella dei punti cumulabili per ottenere degli sconti spesa. L’ho sottoscritta perché sono ero cliente. Allora, ero lì, alla cassa, pronto per pagare, convinto di poter usufruire della giusta ricompensa della mia fedeltà alla bandiera feltrinelliana, dei punti sconto accumulati durante tutto l’anno passato (ne avevo quasi un centinaio), che con sorpresa mi son sentito dire: spiacente, ma le sono stati cancellati. Ed io, che credevo scherzasse, e perché mai? e lei, ché non l’ha letto il regolamento? ed io, a pensarci su, già è vero, mi son detto, il regolamento, ma certo che sciocco, potevo mai non saperlo.

Quale regolamento?

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Una terra senza alcun futuro

E’ una pessima sensazione quella che ti lascia addosso il film di Matteo Garrone, Gomorra. Pessima perché desidereresti, in cuor tuo, che le scene appena viste siano frutto della fantasia ossessiva di uno scrittore sfociate in immagini grazie all’estro di un giovane regista attratto dalla violenza: storie inventate, non credibili, lontane dalla realtà. Ed invece, lo sappiamo tutti che non è così. Chi ha letto le pagine del libro di Roberto Saviano, ha potuto rendersi conto di cosa significa vivere e sprofondare in quella dimensione culturale, economico-sociale e antropologica chiamata il Sistema.

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In questo mondo di merendine

E’ successo nel pomeriggio di oggi: il tennico, nel rimpinguare il distributore automatico presente in azienda, di biscotti, cracker, bibite e quant’altro, ha – immagino inavvertitamente – lasciato lo sportello chiuso, sì, ma non colla chiave e tantomeno a doppia mandata. Ora, secondo voi, alla fine della giornata di lavoro quanti prodotti sono rimasti all’interno del dispensatore di merendine?

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In numero pari e minore di tre

Io, col giorno 13, ho un rapporto privilegiato che non so spiegarmi come sia venuto fuori. Il giorno 13 ho aperto il mio primo blog. Il giorno 13, di qualche mese più avanti, lo stesso blog l’ho chiuso; poi ne ho aperto un altro di blog (dicono, professionale, io aggiungerei a pagamento), ed era, anche lì, il giorno 13. Oggi, per dire, è il giorno 13 e non so bene il perché, ma è come se in me ci fosse tanta voglia di cambiare aria.

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Campi derisi

Rubare è un atto ignobile, in sé. Essere derubati, invece, è un’esperienza che lascia turbati e senza sonno anche per lunghi periodi, nel terrore che quella violazione possa ripetersi.

Tempo fa, su queste pagine, feci cenno ad una brutta e triste avventura personale: l’appartamento in cui vivevo fu messo a soqquadro da un gruppo di ospiti inaspettati e alquanto sgraditi (si fa per dire, sgraditi e inaspettati). Portarono via tutto. In cambio, lasciarono in bella mostra maleodoranti segni del loro passaggio.

Ieri, invece, mi è successo un altro evento altrettanto sgradevole: entro nel piccolo cimitero del paese, dove sono sepolti alcuni dei miei cari, e mi trovo di fronte non più a delle lapidi, così come quelle che ricordavo; neppure quelle col classico prato ben curato posto davanti, sono più le stesse. No, mi ritrovo in un vero e proprio campo di battaglia: molte delle tombe che popolano quel campo santo sono spaccate, profanate, distrutte: in tre parole, ridotte uno schifo.

Nottetempo, gli autori di tanta viltà, hanno oltrepassato il muro di recinzione e senza alcun sentimento di pietà, hanno iniziato a depredare qualunque cosa capitasse loro a tiro. Sono stati talmente avidi che hanno portato via financo due panchine di legno. Guardando quello scenario, incredulo, ho compreso ancora una volta la differenza che passa tra chi è già sottoterra e chi no (almeno non ora): l’infinito spirito di sopportazione nel dover ancora convivere con questa gentaglia.

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