A volte ritorna muovendosi come una medusa nello spazio

Quando non si sa cosa scrivere, mi hanno insegnato quelli che la sanno lunga, si ricomincia a postare per punti senza seguire alcun filo logico.
Eccovene un esempio:

– Chi scrive è l’unico tenutario di login e password di questo luogo [1], ergo nessuna preoccupazione: sono io e sono ancora vivo;

– Anche quest’anno vige la stessa regola degli anni passati che colpisce ciascun precario di questo lungimirante paese: siamo al terzo anno consecutivo, ritengo che sia un buon record;

– Ho sempre avuto un’ottima dose di pazienza nell’affrontare i lunghi ed estenuanti viaggi in treno. Spostarsi di notte, poi, lo trovo ancora più affascinante per via delle persone che s’incontrano. Per dire, pochi giorni fa, come compagni di viaggio, seduti accanto a me, ho conosciuto una ragazza (sedicente danzatrice) convinta di avermi già incontrato da qualche parte, ma che non si ricordava bene dove (forse in sauna?), e un ritrattista genovese, di travolgente simpatia che con la sua smania di volermi raccontare tutta la sua vita, mi ha costretto a non chiudere occhio durante tutto il lungo tragitto percorso assieme (epperò adesso volete mettere, so tutto su l’arte del disegno e dei ritratti realizzati in strada, mica poco).
E questa notte si replica (sono in partenza, di nuovo).

Il nuovo singolo dei Coldplay mi è sembrato scialbo e già sentito. Nulla di che, insomma.

– Al primo che urla, domani durante il concerto di piazza san giovanni, non c’è primo maggio senza bella ciao, gli rigo la macchina con una chiave inglese.

[1] Un’eccezione c’è, ma non stiamo qui a sottilizzare.

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Un martedì nero

In 15 minuti netti, poche ore fa, mi sono ritrovato senza più un collega (tranquilli, cambia solo lavoro, abitazione, città, nulla di grave, buon per lui che ha trovato una migliore occupazione), e senza più un coinquilino. Sono costretto, così, a lasciare l’appartamento in cui adesso vivo (un altro?), e da stasera, senza alcun problema, potrò scivolare in quella tanto profonda quanto sconvolgente depressione da cui è sempre stato difficile uscire. Anche in questo caso, come in altre complesse occasioni, già vissute in passato, vale il motto: ragazzo, non credere che sia finita perché il peggio deve ancora arrivare.

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Sei piccole fisime

No, non l’ho presa male (tranquillo Ed). Anzi, accetto con piacere il meme che mi passa Unpercento. Mi si chiede quali sono le 6 atmosfere che maggiormente prediligo. Ci provo a raccontarvele:

1) Non dormo (o dormo pochissimo, lo trovo tempo perso);

2) Faccio jogging per mantenermi giovane fuori e un po’ anche per espiare la colpa di non aver intrapreso la carriera atletica (andando magari alle Olimpiadi);

3) Nelle città dove trovo i simpatici treni che corrono sottoterra, viaggio in metropolitana contento (non mi chiedete il perché, credo sia la sindrome della talpa dopo tanti anni passati a studiare in Biblioteca – poi uno chiede da dove nasce il titolo del blog -);

4) Bevo l’unico amaro gustoso al mondo e sono felice (ma anche perché viene prodotto dietro casa mia);

5) Cammino scalzo per casa come solo sa fare un maestro di arti marziali;

6) Continuo a scrivere post senza senso nonostante una concorrenza sleale e spietata.

Nel frattempo dovrei:

a) Indicare il blog che vi ha nominato e linkarlo;
Fatto.
b) Inserire le regole di svolgimento;
Torna al punto 1).
c) Scrivere sei cose che vi piace fare;
Fatto.
d) Nominare altre sei persone affinché proseguano il meme;
Come se l’avessi fatto.
e) Lasciare un commento sul blog dei sei prescelti amici memati.
Sono contro la violenza fisica (per un momento avevo letto menati).

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I primi instant poll

Sono quelli che provengono dal luogo presso cui seguirò, domani pomeriggio, il lento spoglio delle schede prima del grande annuncio del nuovo PresDelCons: il mio posto di lavoro. Intorno a me ci saranno 5 colleghi. Intervistati (venerdì) all’uscita di un virtuale seggio elettorale, alla domanda – lei per chi ha votato? – hanno così risposto (in ordine di anzianità dell’elettore):

1) Camera: La Destra
1) Senato: La Destra

2) Camera: SA
2) Senato: SA

3) Camera: astenuto (questo sono io)
3) Senato: astenuto (questo sono io)

4) Camera: PdL
4) Senato: PdL

5) Camera: PdL
5) Senato: PdL

6) Camera: La Destra
6) Senato: La Destra

Dal punto di vista politico, stare lì, vi giuro che non sarà facile.

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8×1000

Proviamo a parlare d’altro (ma poi mica tanto), portandoci avanti con il lavoro, in attesa della sua venuta.
Sulla scheda per la destinazione dell’otto per mille dell’IRPEF presente sul CUD 2008 (a meno di qualche new entry) la scelta da esprimere sarà tra:

– lo Stato;
– la Chiesa Cattolica;
– la Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi;
– la Chiesa Evangelica Luterana in Italia;
– l’Unione Comunità Ebraiche Italiane;
– l’Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno;
– le Assemblee di Dio in Italia.

Ora, volendo destinare questo denaro (appunto, l’8×1000 [1]) a qualcuno che non sia né lo Stato (ne prende già troppo) né la Chiesa Cattolica (si accaparra già una delle fette più grandi dalla torta costituita da chi decide, tra noi contribuenti, di non dare nessuna preferenza – e questo grazie all’iniqua ripartizione per cui al più obeso si continua a dar da mangiare – ), lì fuori c’è qualcuno che se la sente di guidare la mia firma visto che da queste parti l’indecisione regna sovrana?

[1] mi sono beccato la fissa dei numeri, lo so, ma il punto è che stanno arrivando.

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5+7

Il titolo nasce dalla previsione del direttore di Micromega, Paolo Flores D’Arcais, piuttosto ottimistica, direi, su cosa accadrà nel nostro Paese nei prossimi dodici anni: sua emittenza resterà per un quinquennio a Palazzo Chigi e, subito dopo, al Quirinale per il suo primo settennato.

Mi sembra uno scenario possibile. Del resto, il discorso di capodanno, io l’ho sempre immaginato con lui seduto sulla sedia presidenziale, dotata di cuscino, che ci racconta le barzellette per far meglio digerire lo zampone con le lenticchie.

Detto ciò, io parto, ma non per andare a votare (e non fate quella faccia, su).

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Ero piegato e mi sono rialzato

E’ arrivata. La lettera dello zio Silvio è giunta anche a me. L’ho aperta subito, nemmeno il tempo di rientrare in casa. Avevo impazienza di rileggerlo, lo zio, sempre affettuoso. Lui, quando scrive, ultilizza quell’incipit che riempe di giubilo il cuore di chiunque. Per me, poi, la soddisfazione è stata doppia: non conosce il mio nome, ma mi ha dato subito del tu.

Cara dalianera, ha su scritto.

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