Quando ad essere amplificata è solo la ricerca italiana

Mercoledì 7 Marzo, tra le pagine del quotidiano la Repubblica dedicate alla cronaca, era possibile leggere un articolo su 5 (dico cinque) colonne dal titolo estremamente incoraggiante:

Tumore al polmone, così si batte

Nell’occhiello venivano riportate le parole di Giulia Veronesi – vicedirettore della Divisione di Chirurgia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, nonché figlia di Umberto Veronesi, ex ministro della Sanità e oncologo di fama internazionale – la quale sosteneva:

con la diagnosi precoce operabilità al 90%

Al che mi sono domandato:
diagnosi? Che tipo di diagnosi?

Non mi rimaneva che leggere l’intero articolo, come prontamente ho fatto essendo molto interessato al tema trattato.

Scorrendo le parole scritte dal redattore del pezzo giornalistico, non ho potuto fare a meno di rallegrarmi delle speranze che via via scoprivo e mentalmente porgere i complimenti al gruppo di ricercatori, fautore di questi risultati, e che da due anni si occupa del programma Cosmos (Continuous Observation of Smoker Subjects).

Si diceva (tutti i grassetti che seguono sono i miei):

Il più spietato tra i “big killer” oncologi, il più terribile tra tutti i tumori, il cancro al polmone, ridotto a malattia curabile.

Malattia curabile? Finalmente, mi sono detto.
Ero molto felice. Davvero leggevo una buonissima notizia.

Con percentuali di successo straordinarie, vicine a quelle dell’ormai sconfitto tumore al seno. Il nemico numero uno della ricerca sul cancro… potrà essere finalmente guarito grazie alla prevenzione e alle nuove diagnosi precoci, che consentono una sopravvivenza fino al 90% dei casi.

Il giornalista continuava a riportare la notizia parlando di grosse anticipazioni da parte del suo giornale, nonchè una breve ma significativa intervista alla dott.ssa Giulia Veronesi. Nel frattempo, la mia curiosità riguardo a quale fosse la diagnosi precoce aumentava.

Fortunatamente, già dalla prima domanda, la suddetta dottoressa rispondeva adeguatamente facendo comprendere subito la novità delle sue ricerche:

Grazie a tecnologie avanzate come la TAC SPIRALE, 7 volte più precisa di una radiografia del torace, e la PET, la tomografia a emissione di positroni che permette di valutare l’attività metabolica di un tessuto, è possibile diagnosticare i tumori del polmone nella fase iniziale, quando misurano pochi millimetri, e le possibilità di guarigione sono molto elevate.

Alla domanda successiva:

Il bilancio dei primi due anni di ricerca cosa insegna?

leggevo come risposta:

[…] La dimensione media dei tumori asportati è stata di 14 millimetri. Il 90% dei tumori scoperti è risultato operabile.

Cristallino e fantastico.

Se non fosse però che, il giorno successivo, tra le pagine dello stesso quotidiano, in un punto quasi invisibile di un trafiletto, ho appreso la seguente situazione:

La diagnosi precoce per il tumore al polmone, effettuata mediante TAC SPIRALE, non modificherebbe la sopravvivenza del malato a distanza di cinque anni. Questo risultato, che delude le aspettative dei ricercatori, è stato pubblicato sul Journal of American Medical Association (JAMA).
Giulia Veronesi ha tuttavia ribadito di ritenere “indispensabile continuare la sperimentazione in questo campo
“.

Alla luce di tutto ciò, le domande sono nate spontanee nella mia testa:

– Non era stata trovata una diagnosi con tanto di operabilità al 90%?
– Degli altri risultati che, purtroppo per i ricercatori nostrani, sono in contrasto con le loro indagini, non vale la pena parlarne adeguatamente?
– Perchè mai alla contro-notizia non è stato riservato uno spazio pari alle 5 colonne del giorno prima?
– Non è importante conoscere in merito a questioni cosà importanti ciò che dicono tutte le ricerche del settore dando a tutti il giusto risalto?

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7 pensieri riguardo “Quando ad essere amplificata è solo la ricerca italiana

  1. Alex alla luce di quanto dici, il botta e risposta che ho letto giorni fa sul giornale mi appare un dibattito tra sofisti.
    Fare continuamente i test appropriati forse no, ma almeno una volta l’anno, come fanno altri paesi, sì. E qui, lo capisco bene, si aprirebbero mille e più discorsi sul ruolo del nostro Stato e della nostra Sanità Pubblica: vedendo la situazione delle liste che tu citi, siamo di fronte ad una realtà divenuta davvero insostenibile.
    Come fare, allora?
    Spesso – e qui siamo ben oltre il paradosso – come è accaduto a me, accade che ci si trovi nella stringente esigenza di provare addirittura all’estero, con lo stesso aiuto del nostro Stato, a cercare di far qualcosa… ecco, mentre scrivevo, mi sono avvilito…

  2. Si ma qui (non qui sul blog, dico su quel giornale) si sta parlando di aria fritta!
    Quando si manifesta la tosse, o qualche dolore, la diagnosi già non è più precoce! E il cancro non si cura. La diagnosi precoce si riesce a fare prima che il malatto presenti sintomi! Quindi.. che dovremmo fare? Continuamente TAC a spirale e PET??
    Se sì, allora i casi sono due:
    1) in Campania (lo dico solo perchè lo so per certo visto… cosa faccio), ci sono solo due strutture pubbliche che fanno la PET, ed hanno liste di attesa di circa un anno e mezzo. Tempo in cui il tumore ha tempo per crescere.
    2) ci si rivolge ad una struttura privata, che ti fa la PET nel giro di una settimana. Per 300 euro….
    😐

  3. >mad riot inutile forse no, ma sicuramente poco avveduti nei confronti della regola numero uno: la serietà e il discernimento.

    >Chiara de nada, e mi piaceva sapere anche il tuo pensiero in merito alla questione. 😉

    >storie me l’ho sto chiedendo anch’io. E’ vero che, se preso in tempo, i margini di cura sono nettamente aumentati, ma lì, con quella frase, il giornalista si è davvero superato. Quanta tristezza nei nostri cuori a leggere certe affermazioni.

  4. condivisibilissime le tue perplessita. Accade spesso di leggere risultati mirabolanti di ricerce, soprattutto sul cancro, poi aimè pare spesso essere un modo volgare, quanto spietato a mio avviso, di farsi pubblicità..

    e poi…”l’ormai sconfitto tumore al seno”???? da quando ????

  5. Ciao Paolino,
    ho letto anch’io con molto interesse l’intervista alla Dott.ssa Veronesi ma non ho notato il trafiletto del giorno successivo.
    Ti ringrazio per averlo riportato.

  6. Il tipico giornalismo all’Italiana… chissà quanti soldi avrà preso “la Repubblica” per pubblicare questa grande – ma inutile! – scoperta scientifica.

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